“La Visione verticale del Saggio” |
Il tema del Vecchio Saggio è molto presente
nella psicologia junghiana, e per Jung spesso questa
figura viene richiamata nei sogni dei pazienti per identificare l'archetipo
dello Spirito, uno dei più importanti dell'inconscio collettivo,
subito dopo Anima e Animus. Tale archetipo,
infatti, si incontra nelle occasioni critiche dell'esistenza, nel momento
di prendere decisioni difficili e di svolte esistenziali (può presentarsi
anche sotto forma di vento, figure di antenati, animali che danno o chiedono
aiuto, divinità, ecc...). Spesso la figura del vecchio saggio
appare come uno sciamano, un guru, un profeta, un
monaco o un sacerdote ma anche qualsiasi persona capace dì
dare buoni consigli che il soggetto abbia incontrato nella propria esistenza
(non ultimo il proprio terapeuta).
In effetti possiamo ben identificare il Vecchio saggio come la
realizzazione della completezza delle nostre esperienze sulla Terra,
dunque il punto di visuale più alto da cui guardare i mondi
della forma; in questo contesto è importante sottolineare
che esiste in ciascun essere umano un aspetto "Vecchio saggio"
(non dipendente dall'età anagrafica), per cui è sufficiente
esserne consapevoli ed impegnarsi a guardare alle cose non più
in modalità orizzontale-materiale, bensì in modalità
verticale-spirituale per farlo emergere ed attivarne l'enorme potenziale
positivo.
Un esempio del potenziale da Vecchio saggio, contenuto in individui ancora
biologicamente immaturi, è chiaramente rintracciabile negli elementi
più evoluti tra i cosiddetti "bambini indaco" (indigo childrens - ved. incontro n° 209).
Vediamo adesso il percorso di autorealizzazione tracciato
dalla Psicologia Transpersonale, che divide
il cammino di crescita in sette simboli archetipali di base: il
Bambino, il Viandante, il Cercatore, il Guerriero, l'Imperatore,
il Mago ed il Saggio.
Il cammino inizia da uno stato di fusione con la realtà in cui
siamo appagati da ciò che ci circonda, in quanto veniamo nutriti
dall'ambiente stesso (vissuto in maniera simbiotica, senza distinzione
tra bimbo-individuo e madre-matrice: siamo nell'archetipo del Bambino),
ma questo stadio non può durare in eterno e prima o poi veniamo
dalla vita sospinti nel processo di individuazione dove
cominciamo a vagare senza meta precisa (siamo dei Viandanti), semplicemente
mossi dai nostri bisogni non soddisfatti, e questa fase può durare
moltissimo tempo. In seguito a forti esperienze interiori e di vita cominciamo
a intravedere una meta interna da raggiungere ed allora inizia una ricerca
finalizzata (diventiamo dei Cercatori), in pratica "ci mettiamo
sul sentiero", nelle fasi successive ci troviamo a lottare per conquistare
la nostra anima simboleggiata da "il tesoro
perduto", il "Sacro Graal", "la principessa da
liberare" (siamo dei Guerrieri) e quando risultiamo
vincitori della nostra battaglia personale ci mettiamo a regnare (siamo
degli Imperatori) su di un Regno finalmente riconosciuto e riconquistato,
nuovamente fertile ("Il Re e il Regno sono una cosa sola"
si dice nella saga di Re Artù, quando il "re si addormenta"
la terra inizia a diventare sterile...).
Il passo seguente nella Via dell'autorealizzazione è il dominio
di un regno ancor più sfuggente e impersonale, collegato direttamente
alla dimensione magica dell'universo, e la sua maestria ci spinge
al rango di Maghi, mentre la completa trascendenza
e disidentificazione da tutto ciò che sia duale e non unitario spetta all'archetipo finale del Saggio, che oggi stiamo trattando.
Purtroppo oggigiorno la visione del
vecchio è andata deteriorandosi, come in effetti si sono
deteriorate le capacità degli anziani (ben discosti dalle figure
degli antichi saggi del popolo a cui si era soliti chiedere consiglio),
anziani ridotti spesso ad ombre di sé stessi, abbandonati dalla
società e ghettizzati in istituti appositi. Tutto ciò non
riflette altro che il grado di profanizzazione della nostra civiltà,
il cui allontanamento progressivo dal sacro e dallo spirituale non ha
fatto che condensare l'esistenza di anime affaticate nel corpo da
una vita passata identificandosi con la dimensione materiale e con le
sue illusioni.
La vera figura del Vecchio saggio rispecchia invece un ideale
di progressiva trascendenza e distacco dall'identificazione illusoria
con i mondi della forma e con la loro più grande illusione:
la dualità!
Certamente una vita vissuta completamente all'esteriore, in molteplici
e dispersive attività, più occupati dell'apparire
e dell'avere che dell'essere, non condurrà ad una vera
sapienza interiore e alla conquista del titolo di Saggio. Come scriveva Seneca in "De brevitate vitae "La maggior
parte dei mortali lamenta l'ingenerosità della natura perché
nasciamo destinati a una vita breve (...) non abbiamo ricevuto una
vita breve l'abbiamo noi resa tale; col nostro tempo non siamo parsimoniosi
ma lo sperperiamo. La vita è lunga se la sai mettere a frutto.
(...) I vizi stanno intorno e incalzano da ogni parte né permettono
agli uomini di sollevarsi o alzare lo sguardo (nda: dall'orizzontale
al verticale dunque) alla comprensione del vero".
Nella psicologia analitica junghiana - per concludere - viene
usato il termine "Senex" contrapposto a "Puer" (come archetipi dell'inconscio collettivo e dunque forme
primigenie della psiche, presenti in ogni individuo ed ereditate come
strutture a priori), laddove Senex corrisponde al Vecchio e Puer al fanciullo,
James Hillman (nel suo saggio "Senex et Puer" raccolto in
PUER AETERNUS, J.Hillman Ed. Adelphi) parla approfonditamente di tali
strutture e identifica il Senex con Crono-Saturno (ved. incontro n° 137) nel suo duplice aspetto
positivo e negativo.
Come Senex negativo troviamo i seguenti attributi: l'isolamento,
la freddezza, la pesantezza, la melanconia, la privazione, l'inaridimento,
l'avarizia, l'infermità, il dispotismo, e come Senex positivo troviamo invece la
contemplazione, il distacco emotivo, la lucidità, la padronanza
del tempo, la maturità della coscienza, la fortezza della spirito,
l'autorevolezza, la saggezza, il principio d'ordine applicato
alla struttura.
Tipici personaggi saturnini sono i vecchi, gli eremiti, gli asceti, che
ben incarnano l'archetipo Senex.
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Le Stazioni della Saggezza
L'essenziale, in un'età nella quale le forme dello spirito sono minacciate sia dalla inconsapevolezza degli uomini che da un'ostilità preconcetta, consiste nel collocare in un'atmosfera sapienziale la verità di cui l'uomo ha sempre vissuto e di cui dovrebbe continuare a vivere.
Frithjof Schuon
Mediterranee Edizioni
Ramana Maharshi e la Via della Conoscenza
Ramana Maharshi Insegnava la forma più pura di Advaita Vedanta (la via della non dualità) attraverso la semplice disciplina della Ricerca del Sé: "Con l'incessante ricerca interiore del 'Chi sono Io?' conoscerai te stesso e otterrai la salvezza".
Arthur Osborne
Vidyananda Edizioni
Il Saggio del Tibet
Nelle montagne tibetane, insieme alla sua guida, il giovane Rampa si addentra in un mondo fuori del tempo, celato nelle caverne scavate da una stirpe superiore venuta da altri mondi.
Lobsang Rampa
Astrolabio Ubaldini Edizioni
Gli Archetipi dell'Inconscio Collettivo
"Il concetto di archetipo, che è indispensabile correlato dell'idea di inconscio collettivo, indica l'esistenza nella psiche di forme determinate che sembrano essere presenti sempre e dovunque."
Carl Gustav Jung
Bollati Boringhieri Edizioni